Economia
Gli aumenti per gli statali diventano un problema di Renzi e Padoan
Alessandro D'Amato 25/06/2015
La sentenza della Corte Costituzionale salva i conti per quest’anno, ma si rischia una moratoria da 600 milioni. Per i prossimi il costo arriverà a 6,6 miliardi nel 2018
La sentenza della Corte Costituzionale salva i conti per quest’anno ma non per il prossimo. E si apre quindi per il governo la partita del rinnovo per il triennio 2016-2018 sulla base dell’indice di inflazione programmata (1% nel 2016, 1,9% nel 2017, 1,8% nel 2018), per una maggiore spesa che partirà da 1,7 miliardi nel 2016, 4,1 nel 2017 e 6,6 nel 2018. Lo stop imposto dal quarto governo Berlusconi agli stipendi di quasi tre milioni e mezzo di lavoratori, poi reiterato dai governi successivi Monti, Letta e Renzi, è infatti illegittimo non per il passato ma con “decorrenza dalla pubblicazione della sentenza”, precisano i togati. I giudici hanno quindi in qualche modo accolto la memoria dell’Avvocatura dello Stato che aveva reso noto che il peso di un eventuale sblocco per il periodo 2010-2015 sarebbe costato alle casse dello Stato 35 miliardi di euro, superiore al 2% del prodotto interno lordo. Nell’udienza di martedì l’avvocato dello Stato, Vincenzo Rago, pur sostenendo l’assoluta legittimità delle norme sul blocco della contrattazione aveva chiesto che la Corte, anche se si fosse pronunciata per l’illegittimità del provvedimento, tenesse conto di quanto previsto dall’articolo 81 della Costituzione nella nuova formulazione, relativo all’obbligo del pareggio di bilancio. Cosa che evidentemente i giudici hanno fatto.
GLI AUMENTI PER GLI STATALI
Il risarcimento di 35 miliardi sarebbe stata una bomba a orologeria che avrebbe rischiato di far saltare i conti pubblici, con effetti dirompenti sul governo di Matteo Renzi. E avrebbe di nuovo scatenato polemiche a non finire sulla Consulta, già finita all’indice per avere qualche settimana fa emesso la sentenza sul mancato adeguamento delle pensioni. Il conto per lo Stato è invece meno doloroso, spiega il Corriere di oggi:
Nel 2016 il Def prevede un aumento di spesa pari a un miliardo e 664 milioni di euro. Sono questi i soldi «veri», da trovare nella Legge di Stabilità? Alla fine saranno meno. Intanto quella è la cifra lorda, che conteggia anche i soldi che torneranno indietro allo Stato sotto forma di tasse sull’aumento degli stipendi.Tolta questa voce restano circa 900 milioni di euro, che comunque non sono uno scherzo. Ma la cifra finale potrebbe scendere ancora. Il Def è stato costruito immaginando un’inflazione pari all’1,5%. Ed è su questo valore che sono stati calcolati gli aumenti «virtuali» degli stipendi per i dipendenti pubblici e la relativa crescita della spesa, sempre virtuale, da parte dello Stato. Solo che il valore reale dell’inflazione, in questo momento, è molto più basso, vicino allo zero.
Il calcolo è da rifare, quindi, e dovrebbe portare a un risultato più basso.Una prima risposta arriverà ai primi di settembre, quando il governo presenterà la nota di aggiornamento al Def, la vera base per scrivere poi la Legge di Stabilità. C’è però una piccola buona notizia per i dipendenti pubblici. È vero che la sentenza della Corte costituzionale vale solo per il futuro e quindi non dovrebbe prevedere la restituzione degli arretrati. Ma è anche vero che il blocco della contrattazione, dichiarato illegittimo d’ora in avanti, è in vigore fino alla fine dell’anno. Per i sei mesi che mancano alla fine del 2015, in sostanza, gli arretrati potrebbero essere dovuti. Qui una cifra di riferimento non c’è, Il Def non ne parla né potrebbe. Ma dovremmo essere intorno ai 3-400 milioni di euro, al netto delle tasse.
Nel 2015, nel peggiore dei casi, il governo dovrà sborsare fino a 600 milioni di euro per gli aumento dovuti alla mancanza contrattuale. E a regime, dopo la firma del nuovo contratto, le stime fatte dal Pd parlano di 3 miliardi l’anno. Fonti sindacali però alzano la cifra, arrivando a immaginare un costo di 5 miliardi l’anno a regime.
IL NUOVO CONTRATTO DEGLI STATALI
“A questo punto – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief, segretario organizzativo Confedir e confederale Cisal – lo Stato deve trovare 2 miliardi per sanare gli stipendi di oltre 3 milioni di lavoratori del pubblico impiego per l’anno in corso. Si tratta di un aumento, in media, di 80 euro a dipendente. E vanno anche pagate le indennita’ di vacanza contrattuale, come e’ stato deciso per i giudici nel 2012, a differenza di quanto indicato nell’ultima Legge di Stabilità, la 190/2014, che ha bloccato stipendi e contratti pubblici per altri quattro anni. Inoltre, aspettiamo – conclude Pacifico – di capire per quali motivi la sentenza non è retroattiva”.