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Tutti i politici del PD che applaudono il Family Day

Alessandro D'Amato 30/01/2016

Un elenco di chi nel Partito Democratico oggi è sceso in piazza contro una legge presentata dal Partito Democratico. A futura memoria. E anche le parole nette di chi ha criticato l’evento

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Per non dimenticare domani, è giusto ricordare oggi tutti i parlamentari del Partito Democratico che hanno ritenuto opportuno elogiare o appoggiare il Family Day in corso al Circo Massimo. “La piazza di oggi sia anche un’occasione per rilanciare il dibattito sulle unioni civili, unioni che non possono avere anche l’adozione del figlio del partner”, ha detto ad esempio Giacomo Portas, eletto alla Camera nel Pd. “I diritti, per tanti versi giusti, non possono comprendere la genitorialità” ha concluso Portas.

Tutti i politici del PD che approvano il Family Day

Non c’è solo lui. Ascoltate ad esempio cosa ha da dire Giorgio Merlo, dirigente nazionale PD: «La straordinaria manifestazione di Roma del Family Day conferma che le ‘ragioni’ sostenute dai cattolici italiani sulla famiglia naturale non possono essere rubricate ad una battaglia di retroguardia, conservatrice se non addirittura reazionaria o semplicemente contro. Al di là del comportamento dei ‘cattolici professionisti’ e dei ‘baciapile a contratto’, come li definiva con intelligenza ed ironia Mino Martinazzoli alcuni anni fa – presenti ancora oggi tanto nell’Ncd quando nel Pd – una cosa sola è certa: il Parlamento non può aggirare le richieste e le istanze che emergono da questa piazza. E questo non per accogliere una richiesta clericale e confessionale – come sostengono i simpatici ‘baciapile a contratto’ attualmente in Senato dopo un lungo letargo di silenzio politico che ha contribuito a distruggere il cattolicesimo politico – ma perché le ragioni della famiglia sostenute al Family Day rispondono semplicemente a ciò che dice e prevede il dettato costituzionale. Il tutto, come ovvio, senza sminuire, ridurre o indebolire il pieno riconoscimento dei diritti civili che restano decisivi ed essenziali per la stessa qualità della democrazia italiana», conclude Merlo. Poi c’è Raffaella Santi Casali, consigliera comunale renziana del PD a Bologna, che lunedì si è astenuta su un Ordine del Giorno a sostegno delle unioni civili, mentre il gruppo Dem ha votato a favore: «Quella del Family day non è una piazza di destra. Anzi, pensarlo è un grande errore», sostiene replicando su Facebook alle critiche indirizzate a un altro renziano, l’europarlamentare Pd Damiano Zoffoli, che sulla propria bacheca ha pubblicato una sua foto sorridente proprio al Family day. “Sempre per, mai contro”, scrive Zoffoli. E qualcuno gli ricorda che in piazza ci sono associazioni come Casapound. «Pensare che quella piazza sia di destra e’ un grande errore- afferma invece Santi Casali- forse per molti e’ quasi una consolazione… eh sono tutti cattofascisti… Ma non e’ cosi’. In piazza c’e’ un popolo sincero che non va lasciato solo a chi vuole strumentalizzare un sentimento, che pero’ sarebbe superficiale bollare e disprezzare”. E aggiunge: “Ci sono pessime etichette certo, ma c’e’ un popolo a cui importa poco della politica e che non deve essere disprezzato». Santi Casali non ha problemi ad ammettere che sul tema “il Pd è spaccato e non c’è niente di male, perché un grande partito popolare non può avere un pensiero unico sulla vita, la morte e il senso dell’umano. Stralcino i minori e tutti voteranno le unioni».

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Damiano Zoffoli al Family Day (Fonte foto: Facebook)

Renziani e cattolici

C’è poi chi non è nel PD ma è nel centrosinistra. “Oggi ho deciso di essere al Circo Massimo alla manifestazione del Family Day perché credo che vada ribadita la centralità della famiglia, come valore portante della società”. Lo afferma in una nota il candidato sindaco del centrosinistra alle primarie per il sindaco di Roma per il Centro Democratico e sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi. “Partecipo al Family Day perché nonostante riconosca la necessità di normare le unioni tra coppie dello stesso sesso, ritengo fondamentale ribadire la mia contrarietà sulla stepchild adoption e sull’utero in affitto – aggiunge -. In ogni caso credo che dovremmo essere uniti su un concetto: i diritti dei bambini, di tutti i bambini, prevalgono sempre. E nei prossimi giorni, presentando il mio programma, lancerò una proposta sugli asili che dia finalmente pari diritti a tutte le mamme e a tutti i bambini, del centro come delle periferie, di disporre di un servizio fondamentale, non solo dal lunedì al venerdì, ma anche il sabato, giorno in cui molte mamme lavorano e non sanno a chi affidare i figli perché gli asili sono chiusi”.

domenico rossi

Foto di Domenico Rossi su Facebook


Infine ascoltate cosa ha da dire Beppe Fioroni, presidente PD della commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Moro: «La possibiltà di arrivare addirittura all’utero in affitto è un crimine contro l’umanità», scrive Fioroni, clamorosamente dimenticando che l’utero in affitto è vietato in Italia e nulla c’entra con questa legge, che non ne parla. E non finisce qui. Perché Fioroni fa anche sapere che in ogni caso “negare a un figlio il suo diritto ad avere una madre e un padre è qualcosa che va contro il comune sentire. Ora – ha aggiunto Fioroni, parlando al Circo Massimo sul ddl Cirinnà – sta al Parlamento valutare e decidere con serenità. Nessuno mette in discussione la possibilità di diritti personali anche agli omosessuali. Ma altra cosa è riconoscere una pluralità di famiglie e disconoscere i diritti dei bambini”.

C’è chi dice no

È giusto anche dar conto di chi invece nel Partito Democratico ha espresso rispetto nei confronti della piazza del Family Day ma ha comunque tenuto il punto. Come ad esempio  il vice-segretario Pd Lorenzo Guerini: “Quando tante persone scendono in piazza per esprimere con civiltà le proprie opinioni è segno che la democrazia è viva. E’ successo oggi come è successo la scorsa settimana. Compito della politica è ascoltare tutti, confrontarsi con tutti e poi assumersi la responsabilità della decisione. Sulle unioni civili c’è e ci sarà un dibattito largo e approfondito e poi il Parlamento voterà”. “Il Pd è determinato ad allargare il campo dei diritti, così come ha già lavorato e continuerà a farlo per promuovere politiche di sostegno alla famiglia, continuando nella strada intrapresa con la riduzione delle tasse alle famiglie italiane (80 euro, cancellazione tassa sulla prima casa), con il bonus bebè, con le misure di contrasto alla povertà”. Dunque, “ricerchiamo un ampio consenso ma siamo altrettanto convinti che è giunto il momento di decidere e lo faremo”. Chiaro anche il renziano Andrea Marcucci: «Rispetto assoluto per il Family day, ma il Parlamento non farà un passo indietro sulle unioni civili. Stiamo approvando un ddl equilibrato – osserva il parlamentare – il Pd sta lavorando per favorire una soluzione ancor più condivisa ma bisogna anche tener conto che l’Italia è fanalino di coda in Europa e che i gruppi parlamentari devono decidere». Altrettanto chiaro, e gli fa onore vista la sua posizione di candidato sindaco alle primarie di Roma Roberto Giachetti: «Il legislatore deve ovviamente tenere conto, e ci mancherebbe, di ciò che si manifesta ma poi deve assumersi la responsabilità di legiferare secondo quelle che sono le proprie convinzioni. Quindi non penso che una manifestazione possa condizionare l’espressione del Parlamento». A margine di un incontro con i cittadini di Casal Monastero, Giachetti ha aggiunto: “È legittimo che manifestino, come è legittimo che io abbia una posizione diversa dalla loro”. Anche il presidente della commissione Diritti Umani del Senato Luigi Manconi è netto: «Un importante evento politico allestito davanti a una grandissima platea e sapientemente teatralizzato, così che il messaggio trasmesso abbia una plastica efficacia e determini una potente suggestione. Di conseguenza, al là di come andrà a finire la vicenda parlamentare delle unioni civili, la manifestazione un risultato l’ha già ottenuto. La discussione pubblica ha finito col riproporre, ancora una volta, una falsa rappresentazione delle posizioni in conflitto e delle diverse motivazioni culturali e politiche che le ispirano».

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