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La storia del “sequestro” di Eitan, sopravvissuto al Mottarone e riportato in Israele dal nonno materno
neXtQuotidiano 12/09/2021
Eitan, il bimbo di 6 anni sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, era stato affidato a sua zia residente a Pavia. Suo nonno materno, israeliano, lo ha sottratto alla donna e riportato in Israele di nascosto dicendo “Ora è finalmente a casa”
“Mio nipote Eitan è stato sequestrato dal nonno materno, Shmuel Peleg, ed è stato portato in Israele”. Eitan è il piccolo sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, che lo scorso 23 maggio fece 14 morti tra cui i suoi genitori, il fratellino e i bisnonni. La denuncia, invece, arriva da Aya Biran-Nirko, zia paterna affidataria del bimbo e residente nella frazione di Rocca di Travacò, a Pavia.
A lei il Tribunale di Torino aveva affidato le cure del piccolo di 6 anni, che dopo una lunga degenza nell’Ospedale Regina Margherita era tornato a star bene e aveva anche ripreso la scuola. Durante un incontro pre-concordato avuto ieri con il nonno, però, il piccolo sarebbe sparito. La zia, non vedendolo rientrare all’orario stabilito, ha ripetutamente tentato di contattare l’uomo fin quando non ha ricevuto un suo messaggio nel quale si informava che “Eitan è tornato a casa” in Israele. La Procura di Pavia ha aperto un’inchiesta per sequestro di persona: si sospetta che il nonno materno lo abbia di fatto sottratto alla podestà genitoriale stabilita da un Tribunale italiano. “Me lo sentivo che quella famiglia avrebbe fatto qualcosa di sporco per aggirare la legge italiana”, ha detto in un’intervista al Corriere, Or Nirko, zio di Eitan e marito di Aya. “Arrivare però al punto – prosegue – di organizzare un sequestro vero…che dire? Siamo disperati. La sua vita era già fin troppo difficile, non meritava altra sofferenza”.
Il bimbo è stato a lungo al centro di una disputa legale. Lo scorso 11 agosto sua zia materna Gali Peri aveva dichiarato: “Eitan è stato sottratto da una famiglia che non lo conosceva, che in precedenza non era stata a lui vicina in alcun modo”. L’avvocato Ronen Dlayahu, che rappresenta gli interessi del ramo familiare in Israele, aveva annunciato di aver avviato un procedimento per l’adozione di Eitan ed il suo ritorno in Israele, aggiungendo che per lui il piccolo fosse “in ostaggio in Italia”. Anche i genitori di Tal Peleg, la mamma di Eitan, la pensavano così.
“Purtroppo i Peleg avevano in custodia il passaporto israeliano di Eitaan”, precisa lo zio. “Noi lo abbiamo chiesto indietro – aggiunge – e il giudice tutelare aveva stabilito una data per la restituzione, il 30 agosto. Ma non ce lo hanno dato e così, visto che ai nonni materni non è stato revocato il diritto di visita, come avevamo chiesto, è andata come è andata”. “La loro posizione – conclude – è stata subito antagonistica. Dicevano che con noi sarebbe cresciuto senza legami con la sua identità. Ma meglio vivere con una famiglia come quella? Nel suo Paese il nonno ha avuto una condanna per abusi domestici”.
Da Israele la zia materna di Eitan difende la decisione dei Peleg: “Parlo solo per chiarire che abbiamo agito per il bene di Eitan”, ha detto in una intervista alla Radio israeliana 103. “Eitan – ha aggiunto – ha urlato di emozione quando ci ha visto e ha detto ‘finalmente sono in Israele’. Non ha cessato di emozionarsi e di dire che noi siamo la sua vera famiglia. Ha detto di sentirsi fra le nuvole. Finalmente gli è tornato il colore sul viso”.