La fine della storia dell’uomo schiaffeggiato dai poliziotti durante la perquisizione in casa

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-09-05

Ricordate la storia di Emanuele, 39 anni, che risale all’epoca del lockdown? Oggi sempre il Fatto racconta come è andata a finire. I due agenti sono stati sospesi per un anno

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Ricordate la storia di Emanuele, 39 anni, che risale all’epoca del lockdown? Secondo la ricostruzione del Fatto, tutto è cominciato la notte del 13 aprile, quando Emanuele, così scrive nell’autocertificazione, ha intenzione di andare in un Amazon Locker, dove ritirare delle batterie mini-stilo ordinate online.

Lo notano in zona Portuense due poliziotti del commissariato Colombo, che poi chiedono l’ausilio di un’altra volante. Si legge nel verbale d’arresto in flagrante: “Visto il tardo orario e le  prescrizioni in vigore per l’emergenza Covid, decideva di sottoporre l’uomo al controllo. Lo stesso, alla  vista degli operanti, aumentava l’andatura nel tentativo di non farsi fermare, dando l’impressione di volersi occultare tra le auto in sosta”.

Emanuele viene fermato e “dopo pochi minuti –continua il verbale – consegnava spontaneamente agli operanti due bustine in cellophane trasparente contenenti della probabile sostanza stupefacente delle sembianze organolettiche tipiche della metanfetamina”. Nella borsa trovano altre tre bustine. Si decide dunque per la perquisizione in casa. Gli agenti entrano, cercano in cucina e in camera da letto. Il tutto ripreso dalle telecamere presenti nell’appartamento. Durante le operazioni, in un video visionato dal Fatto , si sente la voce di un agente che, mentre si trova in camera da letto, dice: “A chist’u ccir, u arrest proprio”. È in salone invece che viene ripreso lo schiaffo da parte di un agente che però è fuori dalla visuale della telecamera. Il volto non è visibile, il gesto sì.

Si sente il poliziotto chiedere: “Questo è shaboo? ”, cioè la droga usata soprattutto dai filippini. Emanuele tergiversa. E viene colpito in pieno volto. Non ci sono lesioni refertate. Si vede che ca de a terra, poi dice: “Lo shaboo non so neanche che cos’è”. Il poliziotto quindi più volte ripete: “Questo che cos’è? Muoviti”. E ancora: “Non te lo ripeto più, che cos’è quello?”. Il ragazzo poco dopo dice: “È crystal”, metanfetamina in cristalli.

Nel verbale di sequestro la sostanza viene identificata come metanfetamina. Lui dice che si tratta di 3-mmc, un farmaco legalmente venduto su internet. Oggi sempre il Fatto racconta come è andata a finire. I due agenti sono stati sospesi per un anno:

Nell’ordinanza del gip Zsuzsa Mendola si legge che il poliziotto ha ammesso di aver colpito l’uomo, spiegando che sarebbe stata “una reazione istintiva per allontanarlo”, per “paura di contagio da Cov i d -1 9 ”, visto che l’uomo “aveva una salivazione eccessiva” e “continuava a sputare, sia pure in maniera impercettibile”. Circostanza per il gip non comprovata dalle immagini registrate. I due agenti sono indagati anche per falso: non hanno riportato nei verbali di perquisizione di “aver effettuato (…) l’as -sunzione di informazioni dell ’arrestato”. I due quindi vanno sospesi, secondo il gip Mendola, per il “pericolo di recidivanza ” e per la loro “moda lità della condotta”, che il giudice descrive “indicativa di abitualità delle commissione di analoghe condotte illeciti”. Tanto che per il gip non si tratta di un fatto episodico

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