Fact checking
Come il M5S ti cambia il programma sotto il naso
Giovanni Drogo 23/02/2018
Partecipa, scegli, cambia. Queste le parole d’ordine della campagna elettorale del MoVimento. Ma a quanto pare nella stesura del programma non è stato sempre tenuto conto del voto degli attivisti, al punto che alcune parti sono state cambiate o omesse. Nel programma del M5S scompaiono gli F-35 e compaiono i vaccini “monodose”
Ha fatto parecchio rumore qualche settimana fa la notizia che molte parti del programma elettorale del MoVimento 5 Stelle erano state copiate da altre fonti che però non erano citate. Un tipico caso di plagio insomma. Ma la questione passa senz’altro in secondo piano rispetto alla notizia che il programma del M5S potrebbe essere stato cambiato dopo che i candidati lo hanno sottoscritto (e gli attivisti lo hanno votato). Ad accorgersene è stata ieri la senatrice Elena Fattori che se ne è lamentata su Facebook.
Il cambiamento della posizione del M5S sulle politiche vaccinali
Come è noto la Fattori ha più volte ribadito che il MoVimento 5 Stelle non è a favore della libertà di scelta. Per questo motivo Roberta Lombardi si vide costretta nei giorni scorsi a fare una precipitosa retromarcia, forse perché si era resa conto che la sua posizione era fuori dalla linea ufficiale del MoVimento sui vaccini. O forse no. Perché ieri in tarda serata la senatrice Fattori ha affidato a Facebook uno sfogo che iniziava così «Essere pignoli a volte ha degli effetti collaterali indesiderati». La Fattori a quanto si lamentava del fatto che il programma di governo del M5S fosse stato cambiato successivamente al momento in cui lei lo aveva sottoscritto.
In particolare, la senatrice evidenziava il cambio di passo rispetto alle politiche sull’immigrazione e al capitolo vaccini. Ed in effetti nel programma Salute si legge la proposta di tornare “al sistema previgente” e di introdurre le misure previste nella “proposta di legge Paola Taverna”. Due condizioni che però erano state esplicitamente escluse dal consulente per la vaccination policy del MoVimento, il dottor Guido Silvestri che aveva scritto che con l’approvazione della legge 119/2017 il DDL Taverna era “superato” e che non si sarebbe tornati alla situazione previgente prima di tre o cinque anni. Scriveva Silvestri che il riferimento al DDL Taverna “è diverso, ovviamente, dal sostenere che si voglia tornare alla situazione “pre-Lorenzin”, cioè con quattro vaccini obbligatori e gli altri raccomandati”.
Nel programma inoltre si fa riferimento all’introduzione di “vaccini quadrivalenti” per sostituire l’esavalente, in modo da somministrare solo i quattro vaccini obbligatori prima dell’introduzione della legge. Ma il DDL Taverna però prevede il superamento dell’obbligo a favore della raccomandazione, che senso ha quindi ritornare all’obbligo (seppur solo per il quadrivalente)? Tali vaccini infine dovranno essere resi disponibili in una “formulazione monodose”. E non è chiaro qui se in realtà si intende monocomponente (o monovalente a dir si voglia) o se il M5S sta pensando di introdurre vaccini che non richiedano richiami dopo la prima inoculazione. Insomma, in effetti ci sarebbe essere pignoli, perché il programma così com’è costituirebbe una notevole retromarcia rispetto a quanto detto in questi ultimi mesi da Fattori e Silvestri. Non è chiaro quale programma abbia firmato la Fattori, perché in quello parziale votato su Rousseau non si fa alcun cenno alle politiche vaccinali.
Chi ha cambiato la posizione del M5S sui vaccini?
A quel punto il post della Fattori è finito nel mirino dei compagni di partito. L’agenzia di stampa Adnkronos riferisce che la deputata Tatiana Basilio avrebbe ha riportato il post di Fattori sulla chat dei parlamentari, con tanto di ramanzina per la senatrice laziale. Nella chat la Basilio ha chiesto se c’era davvero bisogno di “vomitare” il suo malumore su Fb, anziché scriverne in chat e confrontarsi coi colleghi. A quanto pare ne è seguito un botta e risposta piccato, con Fattori che spiegava di avere preso il suo impegno seriamente firmando un programma e ritrovandosene poi un altro. La questione si è conclusa quando la Fattori “per il bene del Movimento” ha deciso di rimuovere il post della incriminato.
Dello scontro non è rimasta alcuna traccia sui social ma c’è una domanda alla quale il M5S dovrebbe rispondere. Se per la stesura del programma il partito di Luigi Di Maio si è avvalso della collaborazione di esperti, ricercatori e studiosi, come mai poi all’atto pratico è stato deciso di non tenerne conto? E chi si è preso la responsabilità di farlo? Il motivo invece sembra abbastanza ovvio: quello di continuare a lisciare il pelo ai genitori no-vax, come del resto ha fatto Paola Taverna qualche giorno fa a Santarcangelo di Romagna senza essere sconfessata pubblicamente da nessuno. Forse a conti fatti dire che il M5S ha una posizione molto ambigua sui vaccini non è poi una sciocchezza.
Che fine hanno fatto gli F-35?
Quella sui vaccini poi non è l’unica giravolta del MoVimento; Business Insider riferisce che nel programma Difesa del M5S è scomparso qualsiasi accenno all’acquisto dei caccia F-35. La spesa eccessiva per gli F-35 è sempre stato uno dei cavalli di battaglia del partito di Grillo che l’ha sempre considerata uno spreco di risorse. Su Rousseau gli attivisti furono chiamati a decidere se “tagliare i sistemi di armamenti prestamente offensivi, vedi F-35, destinando le risorse ad altri strumenti innovativi come la cyber security, le reti di intelligence e gli equipaggiamenti che vengono utilizzati per l’operatività dei militari” oppure “Lasciare la programmazione per sistemi d’arma come attualmente pianificata della Difesa”.
Il popolo a 5 Stelle scelse la prima opzione (Hanno votato per il programma Difesa 19.747 iscritti certificati), ma nel programma non c’è nessun riferimento al trasferimento di fondi dal programma F-35 alla cybersecurity. Il programma difesa non menziona mai gli F-35 ma si limita a proporre di “spostare buona parte degli investimenti pubblici, oggi impiegati nei programmi d’armamento tradizionali, verso lo sviluppo e la ricerca di strumenti più attuali come la cyber security e l’intelligence”. Così, sembra di capire, se un governo a 5 Stelle si troverà nella situazione di non poter cancellare l’acquisto degli F-35 nessuno potrà dire che era nel programma.