Dmitry Medvedev torna all’attacco: “È chiaro a tutti che Mario Draghi non è Silvio Berlusconi”

di Clarissa Cancelli

Pubblicato il 2022-06-23

“I politici occidentali sono “caduti in basso. L’ho visto con i miei occhi negli ultimi 20 anni”

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Prima la stampa italiana, poi gli occidentali da fare sparire, poi l’Unione europea. Adesso, a entrare nel mirino del vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo ed ex presidente della Federazione Dmitry Medvedev, sono i leader europei: “senza offesa per nessuno, ma è chiaro a tutti che Mario Draghi non è Silvio Berlusconi, e Olaf Scholz non è Angela Merkel“, ha detto (come spesso accade) su Telegram.

Dmitry Medvedev torna all’attacco

Secondo Medvedev, il livello dei politici occidentali è “caduto in basso” e “l’ho visto con i miei occhi negli ultimi 20 anni”. I vecchi leader sono stati rimpiazzati da una nuova generazione di “persone deboli” che “convenzionalmente si definiscono tecnocrati. Alcuni di loro sono specialisti abbastanza qualificati, ma niente di più. E qui sta il problema! Queste persone sono in grado di formulare correttamente un’idea, dare istruzioni precise agli assistenti. Ma non sono in grado di assumersi la responsabilità”, ha dichiarato nel messaggio, aggiungendo: “Cercano di nascondersi, sviare, parlare delle congiunture, addirittura dei cambiamenti climatici ma non prendono una decisione. Oppure la prendono con un ritardo catastrofico. E questo già è un guaio totale”.

“Un vero politico – continua – non ha paura di prendere decisioni. Sì, può sbagliare e persino perdere. Ma sarà una sconfitta dignitosa”. Non poteva mancare la stoccata a Zelensky: “L’attuale presidente dell’Ucraina si presenterebbe a un incontro con il presidente Chirac con una maglietta verde? Ovviamente no. Assurdo”.

“Il problema della degenerazione della politica europea è principalmente dovuto al fatto che è diventata una pallida voce di supporto per i solisti americani – ha aggiunto Medvedev – Charles de Gaulle poteva opporsi a qualsiasi presidente americano”, mentre ora i capi europei “non pensano al futuro. Sono limitati solo dalle loro prospettive elettorali”. E anche i nuovi leader americani “non brillano per idee brillanti e stabilità mentale”.

 

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