Michele Merlo poteva essere curato e salvato? Le indagini si spostano sui medici che non si erano accorti della leucemia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-11-19

La Procura di Bologna ha inviato il fascicolo sulla morte del cantante ai colleghi di Vicenza. Il giovane, infatti, si era rivolto a uno studio medico e all’Ospedale di Cittadella molto prima della sua morte. Quella leucemia poteva essere curata?

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Sono passati cinque mesi e mezzo dalla tragica morte di Michele Merlo. Il cantante, dopo esser stato ricoverato in Ospedale a Vergato (Bologna) la sera del 2 giugno (prima di essere rimandato a casa con una diagnosi di faringite), è deceduto il 6 dello stesso mese a causa di un’ischemia provocata da una leucemia fulminante. Dal giorno del decesso, la Procura del capoluogo emiliano aveva aperto un’indagine nei confronti del personale del Pronto Soccorso della cittadina in provincia di Bologna. Ma adesso, dopo perizie e inchieste, è stato dimostrato che nulla si sarebbe potuto fare in quei frangenti per salvare la vita del giovane in quei frangenti. E ora l’attenzione si è spostata sui medici a cui, in precedenza, il cantante si era rivolto.

Michele Merlo, le indagini sulla morte del cantante si spostano in Veneto

Secondo quanto riportato da Il Corriere della Sera, infatti, i faldoni dell’inchiesta sulla morte di Michele Merlo sono stati inviati sulle scrivanie della Procura di Vicenza. Perché si è tornati in Veneto? Il cantante, secondo quanto ricostruito dai genitori e dalle perizie, si era rivolto prima a uno studio medico di Rosà (in provincia di Vicenza) e poi all’Ospedale di Cittadella. Erano gli ultimi giorni di maggio, poco prima dell’ischemia che gli è costata la vita. Il giovane si era presentato – in due occasioni diverse – mostrando alcuni sintomi che, solo dopo la morte, sono stati ricondotti a una leucemia fulminante.

In almeno una delle due occasioni, Michele Merlo avrebbe mostrato anche alcune ecchimosi comparse – senza alcun urto – sulle sue gambe. Ma entrambe le volte fu rimandato a casa senza nessuna diagnosi. Poi quel malore, solo qualche giorno dopo, e l’arrivo in ambulanza al Pronto Soccorso di Vergato (Bologna) dove i medici lo hanno prima rimandato a casa parlando di “faringite” da curare con antibiotici e che poi, al suo ritorno nel nosocomio, non hanno potuto far altro che constatare una situazione di gran lunga più grave. Ma che poteva essere curata (o almeno conclamata, per tentare una cura) in precedenza.

Perché l’autopsia sul corpo del giovane ha dimostrato che le condizioni di salute di Michele Merlo erano troppo gravi quando è arrivato a Vergato e che non poteva essere salvato anche qualora si fosse diagnosticata per tempo la leucemia fulminante. Per questo motivo, ora, l’indagine si è spostata dall’Emilia-Romagna al Veneto. La Procura di Vicenza ha ricevuto il faldone che contiene i rilievi fatti nel corso di questi mesi, mentre le forze dell’ordine avevano già acquisito tutta la documentazione medica che faceva riferimento alle due visite a cui il cantante era stato sottoposto a Rosà e Cittadella.

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