Il governo cade: quando si va a votare

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Il presidente del Consiglio chiede che si esprima il Parlamento. Questo allunga i tempi perché le Camere sono chiuse per ferie. La prossima settimana si dovrebbe tenere una riunione dei capigruppo. L'iter che porta a nuove elezioni parte da un punto fermo: il tempo minimo che deve intercorrere necessariamente dal giorno della crisi di governo o, meglio, dallo scioglimento delle Camere alle urne è di 45 giorni

«Mi riservo di contattare i presidenti della Camera e del Senato affinché adottino le iniziative di propria competenza per permettere alle camere stesse di tornare a riunirsi. Questo passaggio istituzionale dovrà svolgersi davanti ai parlamentari, come ho subito sempre chiesto»: Giuseppe Conte ieri sera ha annunciato come proseguirà la crisi di governo ieri aperta da Matteo Salvini, così definendo un percorso parlamentare per la sua caduta e per ogni altra iniziativa fino alle probabili elezioni.



Quando cade il governo

Il presidente del Consiglio ha attaccato duramente Salvini anche quando lo critica per aver chiesto ai parlamentari di rientrare in fretta dalle ferie per discutere la crisi. “Non spetta al ministro dell’Interno”, puntualizza, “decidere i tempi della crisi”. “Gli spetta – rimarca – spiegare le ragioni che lo inducono a interrompere precipitosamente, bruscamente il cammino del governo“. Conte assicura che, con trasparenza, si presentera’ alle Camere, perche’ “il Parlamento non è un orpello”.

Al termine di un lunga e difficile giornata, nel giorno del suo 55esimo compleanno, mentre sembra concludersi la sua esperienza da presidente del Consiglio, il professore si presenta in sala stampa a Palazzo Chigi. Annuncia che si presenterà in Parlamento, perché dovranno essere le Camere (Salvini non basta) a sfiduciarlo, e svela che se il leader della Lega ha deciso di interrompere l’esperienza gialloverde è solo perché vuole “capitalizzare il suo consenso”. Lo dice anche Luigi Di Maio, che dagli schermi del tg1 attacca a testa bassa: “Salvini mette i sondaggi davanti al Paese”, accusa. E poi colpisce dove fa più male: “Con le elezioni di ottobre ci sarà un governo che si insedierà a dicembre” e probabilmente “farà aumentare l’Iva”, dice il leader M5s che assicura: “Noi siamo pronti al voto”.



Il percorso delineato da Giuseppe Conte prevede quindi tempi lunghi, mentre le dimissioni che gli ha chiesto Salvini l’avrebbero velocizzato. Il presidente del Consiglio chiede che si esprima il Parlamento. Questo allunga i tempi perché le Camere sono chiuse per ferie. La prossima settimana si dovrebbe tenere una riunione dei capigruppo per decidere la convocazione dei parlamentari. Il dibattito potrebbe slittare a fine agosto. Anche più tardi, se venisse accolta la proposta di Luigi Di Maio di far precedere l’apertura della crisi (con tutte le conseguenze) dal voto definitivo al taglio dei parlamentari previsto al momento per il 9 settembre.



Il governo cade: quando si va a votare

L’iter che porta a nuove elezioni parte da un punto fermo: il tempo minimo che deve intercorrere necessariamente dal giorno della crisi di governo o, meglio, dallo scioglimento delle Camere alle urne è di 45 giorni (quello massimo è di 70 giorni). Tempo dettato sia dalla Carta che dalla legge per l’indizione dei comizi elettorali. In realtà, però, occorrono almeno 60 giorni dallo scioglimento delle Camere al momento del ritorno al voto, questo per consentire l’adempimento delle procedure necessarie per il voto degli italiani all’estero (norma, tuttavia, che potrebbe – anche se finora non è mai successo – essere modificata per ‘accorciare’ i tempi). Quando si va a votare?

Tuttavia, la ‘parlamentarizzazione’ della crisi voluta da Conte, ovvero il premier si reca in Parlamento (precisamente al Senato, dove ha ottenuto la prima fiducia, in base alla cosiddetta regola della culla), allunga necessariamente i tempi rispetto all’ipotesi di dimissioni immediate del premier. L’Aula di palazzo Madama non potrà essere infatti convocata a brevissimo. Servono tempi tecnici per riavviare l’attivita’, visto che il Senato e’ in ferie e bisogna garantire che i senatori tutti riescano a fare rientro a Roma. L’ipotesi che circola e’ di una convocazione dell’Aula dopo Ferragosto, intorno al 20, con conseguente scioglimento delle Camere intorno al 25-26 agosto.

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