Il secondo Travaglio contro Burioni (su 10 vaccini obbligatori e coronavirus)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-02-26

Anche oggi Marco Travaglio dedica il suo editoriale a Roberto Burioni dopo il caso della “signora del Sacco” (Maria Rita Gismondo. Il direttore del Fatto decide di prenderla alla lontana e riparte dai dieci vaccini obbligatori del decreto Lorenzin

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Dopo l’evidente successo di quello di ieri, anche oggi Marco Travaglio dedica il suo editoriale a Roberto Burioni dopo il caso della “signora del Sacco” (Maria Rita Gismondo, della cui querelle con il virologo del San Raffaele abbiamo parlato qui). Il direttore del Fatto decide di prenderla alla lontana e riparte dai dieci vaccini obbligatori del decreto Lorenzin:

Ai tempi del decreto Lorenzin, per esempio, scoprimmo all’improvviso che ai bambini andavano iniettati 12 vaccini in una botta sola: e guai se qualcuno osava obiettare che forse erano troppi. “Vade retro, No Vax!”. Poi lo stesso decreto scese a 10: buon peso, saldo di fine stagione.Ma era sempre la Scienza, notoriamente non democratica, a non sentire ragioni: né sui 12 né sui 10. Lo Scienziato Unico invocava (e spesso otteneva) l’immediata espulsione dall’Ordine dei medici e dal consesso civile di chiunque, anche con tanto di cattedre, lauree e master specialistici,osasse timidamente proporne 9, o 6, a riprova del fatto che la Scienza è una cosa seria, ma non una cosa sola: esistono financo scienziati che la pensano diversamente fra loro, anche se l’unico titolato a fregiarsi del titolo è ovviamente Lui.

Non è la prima volta che Travaglio sostiene che dieci vaccini siano troppi. Ne abbiamo anche parlato in un’altra occasione: all’epoca sosteneva che «non era il caso di rendere obbligatori i sei nuovi vaccini in aggiunta ai vecchi quattro». Si potrebbe pensare, leggendo questa frase, che i sei vaccini in più siano stati inventati e messi in commercio nel 2017. Non è così. C’erano già ed erano già fortemente raccomandati. Travaglio poi diceva di aver detto che «per le sei patologie in più erano meglio vaccinazioni non imposte dall’alto, ma suggerite da campagne d’informazione». Il che è senza dubbio vero, se non fosse per due cose: che la percentuale di copertura era scesa sotto la soglia di sicurezza al 95% e che anche in Veneto, dove dal 2008 è stato sospeso ogni obbligo a favore di campagne di informazione le cose non stavano andando così bene. Inoltre Travaglio non spiega perché “non era il caso”. C’è una qualche argomentazione scientifica per spiegare che “non era il caso”? No. C’è almeno la dimostrazione dell’esistenza di un conflitto di interessi con Big Pharma? Nemmeno.

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Travaglio dice che si tratta di opinioni che sono, tra l’altro, condivise da centinaia di medici e scienziati (che hanno qualche remora a esprimersi, vista la democratica abitudine dell’Ordine a espellere i dissenzienti dal sacro verbo renzian-lorenziniano). Non dice però che le opinioni di quei medici (tra i quali citiamo Dario Miedico, Roberto Gava e Gabriella Mereu) sono fondate su assunti non scientifici che vanno dal ritenere che i batteri non esistano (Mereu) a spiegare (come ha fatto Gava sul blog del Fatto) che i vaccini causino autismo. Opinioni queste facilmente smentibili dal punto di vista scientifico. Non sono stati Renzi e la Lorenzin a stabilire che la correlazione tra vaccini e autismo non esiste. Per Travaglio però l’Ordine dei medici in sostanza censura le opinioni scomode, anche se le radiazioni sono arrivate prima del decreto Lorenzin. Ma per fortuna che c’è il Fatto a difendere i “medici coraggiosi che hanno pagato le loro opinioni con la radiazione dall’ordine” (FQ Millennium N°5 Anno 1 Settembre 2017). L’editoriale di Travaglio si chiude così:

Quindi è molto meglio, per il buon nome della Scienza, tenerla ben distinta da Burioni. Onde evitare di coinvolgerla nelle epiche figuracce che va spargendo in giro.Tipo domenica a Che tempo che fa, doveil vero virologo pareva non lui, ma Fazio, costretto a correggere continuamente gli svarioni dello Scienziato. Si parlava del classico infettato dal Coronavirus che non sa di averlo, o perché pensa all’influenza o perché è asintomatico. Un dialogo degno del teatro dell’assurdo, o di Comma 22. Fazio: “Cosa bisogna fare?”. Burioni:“Allora noi cosa dobbiamo fare? Prima di tutto, nel momento in cui ci accorgiamo che questa persona è malata…”. F: “Se ne accorge lui, in realtà…”. B: “Se ne accorge in realtà il medico che gli fa il tampone”. F: “Se vadal medico…”. B: “Deve andare dal medico!”. F: “Eh no, non deve andare dal medico!”. B:“Giusto, dev’essere il medico che va da lui”. Nemmeno Ionesco avrebbe saputo inventare di meglio. Fino a domenica si pensava che Burioni fosse uno scienziato in dissenso– malgrado lo ritenga inconcepibile –con altri scienziati. Ora invece serpeggia un dubbio inquietante, incrementato dal suo tweetdi ieri, in piena emergenza virus, di tema pallonaro: “Se mi danno pieni poteri, come prima cosa sciolgo l’As Roma”. Ecco, non sarà che lo Scienziato Unico è solo uno che ci prende per il culo? Non si chiamerà Burloni?

E anche di questo abbiamo già parlato.

Leggi anche: Chi ha ragione tra Roberto Burioni e Maria Rita Gismondo su coronavirus e influenza stagionale?

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