Economia
ACEA e il piano di razionamento dell'acqua a Roma
Mario Neri 23/07/2017
Turni di 8 ore senza acqua ogni giorno per circa un milione e mezzo di romani. Lo stop dell’acqua potrebbe concretizzarsi a Roma la notte o la mattina per turni in ogni quartiere o municipio. Una mappa delle zone a rischio
Turni di 8 ore senza acqua ogni giorno per circa un milione e mezzo di romani. Il piano dell’azienda Acea per fronteggiare la crisi idrica, una volta che saranno sospesi i prelievi dal lago di Bracciano per ordine dalla Regione Lazio, non è ancora pronto, ma è questa l’ipotesi che circola. Lo stop dell’acqua potrebbe concretizzarsi a Roma la notte o la mattina per turni in ogni quartiere o municipio.
Il piano di razionamento dell’acqua a Roma: i turni di ACEA
Intanto si va verso la proclamazione dello stato di calamità naturale nel Lazio a causa della siccità, richiesto un mese fa dalla Regione e per il quale si attende che il ministero delle Politiche agricole autorizzi gli indennizzi alle aziende. ACEA spiega all’agenzia di stampa ANSA che non è ancora stabilito da quale punto della città si comincerà per il razionamento né precisamente la durata dello stop, che potrebbe iniziare dopo venerdì 28 luglio, giorno in cui partirà la sospensione delle captazioni (i prelievi) dal lago di Bracciano. Un incontro tra la Regione e l’azienda per trovare soluzioni alternative non sarebbe ancora stato fissato ma si attendono contatti anche in seguito all’auspicio della sindaca di Roma Virginia Raggi per una collaborazione che garantisca l’acqua alla città. Il piano Acea comporterebbe la tutela di ospedali, vigili del fuoco e altre attività sensibili. La Repubblica Roma ha pubblicato oggi un piano di razionamento dell’acqua della Capitale con una mappa delle zone a rischio, compresi i comuni vicino Roma nei quali si verificherà la maggiore carenza e quindi il più alto rischio di razionamento.
Da domani mattina, a quanto apprende invece l’AGI, i tecnici di ACEA (azienda al 51% di proprietà del Campidoglio) lavoreranno per disegnare le possibile ipotesi di turnazione dell’erogazione idrica nella Capitale, scegliendo i quartieri interessati. Attualmente il gestore idrico capta 1.100 litri di acqua al secondo dal lago Bracciano – che in base ad un accordo del 1990 tra governo ed Acea viene usato come riserva nei momenti di siccità -, ma la concomitante scarsità di precipitazioni nel 2017 (appena 157 mm nei primi sei mesi dell’anno) ha portato il bacino ad abbassarsi di quasi 30 centimetri rispetto al livello standard. Da qui lo stop ai prelievi imposto dalla Regione Lazio a partire dal 29 luglio. Il lago garantisce acqua per 400mila utenti, senza quelle risorse Acea è orientata a razionare l’erogazione per 1,5 milioni di persone ma non è ancora stata effettuata la scelta delle zone. Si prevede una suddivisione delle giornate in turni da 8 ore, ad ogni zona scelta potrebbe spettare un turno quotidiano di blocco dell’erogazione a rotazione tra mattina, pomeriggio e notte.
La polemica politica e il lago di Bracciano senza acqua
Intanto il piano di ACEA fa registrare tensioni nella politica. “L’ipotesi di 8 ore di sospensione di acqua a Roma avanzata da Acea ci sembra francamente spropositata e sospetta. Ancora ieri i dirigenti parlavano di captazione irrilevante dal Lago Bracciano oggi questo ‘irrilevante’ diventa una minaccia inaccettabile per centinaia di migliaia di cittadini”, afferma in una nota Fabio Melilli, segretario Regionale Pd Lazio. La concessione data all’Acea> di prelevare acqua dal lago di Bracciano per usi potabili “fu fatta negli anni ’90 ed era stata concepita per servire soltanto il Comune di Roma come riserva idrica strategica e in alcune circostanze emergenziali. Adesso invece siamo passati dal Comune di Roma degli anni ’90 a un Comune molto più popoloso e vengono serviti altri 74 Comuni che non erano previsti nella concessione originaria”, dice invece Daniele Badaloni direttore del Parco Naturale Regionale di Bracciano – Martignano nel Lazio, a Sky Tg24.
Quanto ai problemi strutturali della rete idrica romana, l’esponente dell’Ente parco dice: “Nella rete di distribuzione di Ato 2 si ha una percentuale di perdite di acqua, secondo i dati Acea, di quasi il 45 per cento rispetto a una media nazionale che è poco superiore al 38 per cento. Voglio dare un dato: la differenza tra il dato di dispersione che si ha in questa zona rispetto a quella nazionale equivale esattamente al livello di captazione di acqua che viene tolta da Bracciano. Quindi, se si fosse intervenuti in linea con quello che è il livello nazionale non ci sarebbe stata questa emergenza”. Nella concessione, continua Badaloni, “esiste una condizione di rispetto anche dell’ecosistema, che penso sia alla base della decisione presa dalla Giunta Zingaretti, e che dice che se si fosse superato un livello di soglia di 161,90” sopra il livello del mare “si sarebbe dovuto interrompere in maniera automatica. Adesso siamo a 161,39 e questo blocco automatico non c’e’ stato. Quindi era una scelta della Regione obbligata”. Con la decisione della Giunta regionale di far sospendere il prelievo di acqua da Bracciano, conclude, “per la prima volta in Italia si e’ arrivati prima del disastro. ambientale, che altrimenti sarebbe veramente concreto”.
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