Walter De Benedetto: assolto l’uomo che coltivava la cannabis per curarsi
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2021-04-27
Walter De Benedetto è stato assolto: oggi il tribunale di Arezzo ha emesso il verdetto rispetto alle accuse di detenzione ai fini di spaccio di stupefacente
Walter De Benedetto è stato assolto: oggi il tribunale di Arezzo ha emesso il verdetto rispetto alle accuse di detenzione ai fini di spaccio di stupefacente. Walter è malato di artrite reumatoide e la sua unica colpa è stata quella di coltivare la cannabis per curarsi
Walter De Benedetto: assolto l’uomo che coltivava la cannabis per curarsi
Oggi Walter De Benedetto non ha assistito alla lettura della sentenza che lo ha sollevato dalle accuse perché non stava bene. Ed è proprio per questo motivo, a scopo terapeutico, che ha sempre sostenuto di aver piantato nel suo giardino le piantine di cannabis. Il pm Laura Taddei per questo motivo aveva chiesto l’assoluzione per l’uomo di 48 anni seriamente malato, e il giudice ha accolto la sua tesi. De Benedetto ha sempre sostenuto detto di coltivare la cannabis sia per l’effetto miorilassante, sia perché la quantità fornita dal servizio sanitario (un grammo al giorno) non gli era sufficiente.
Per sostenere e difendere De Benedetto si sono spesi in tanti. Ecco la reazione di Jacopo Melio:
HA COLTIVATO PER CURARSI
Con questa motivazione il tribunale di Arezzo ha oggi assolto il mio amico Walter De Benedetto, accusato ingiustamente di aver coltivato in casa piantine di cannabis per fini medici: “il fatto non sussiste”, fine, punto.
⏬ CONTINUA ⏬ pic.twitter.com/x4L2FqVIdL
— Iacopo Melio (@iacopo_melio) April 27, 2021
De Benedetto, invalido al 100%, ha scoperto di essere malato di artrite reumatoide quando aveva 16 anni. Aiutato dall’associazione Luca Coscioni si era rivolto anche al presidente della Repubblica Mattarella: “La mia richiesta di aiuto è anche un atto di accusa contro un Paese che viola il mio diritto alla salute, il mio diritto a ricevere cure adeguate per il mio dolore, un diritto garantito dall’articolo 32 della Costituzione. E non solo non mi garantisce questo diritto fondamentale, ma mi persegue davanti alla legge per aver provato a risolvere da me il mio stato di necessità”. La sentenza è il primo passo perché questo diritto sia garantito anche ad altri malati come lui.